martedì 24 gennaio 2012

Exile en Provence

Ripubblico una mia vecchia recensione che avevo postato anni fa su altro sito. Si tratta del doppio album "Exile On Main Street" degli Stones. Nel frattempo è uscita una nuova edizione commemorativa con l'aggiunta di altri brani. Qui parlo dell'edizione storica:




Era l'autunno del 1971 e i Rolling Stones vivevano in esilio dorato vicino ad Aix-en-Provence per "seri" motivi fiscali (povere rockstars!). Le loro giornate passavano fra jam sessions e festini nel miglior stile "Sesso Droga e Rock&Roll" il tutto condido da buon brandy. Keith Richards aveva affitattato una villa da 10.000$ al mese dotata di enormi cantine presto riutilizzate come studio di registrazione . 
In queste cantine accadde una magia: Aix diviene New Orleans, il Rodano si trasforma nel Mississipi e anche i suoni e le atmosfere diventano quelle della Louisiana. I Rolling Stones sono ad un punto della carriera in cui non devono più dimostrare niente, si producono i dischi da soli e sono imbottiti di soldi, ma la loro creatività artistica è ancora robusta e strabordante. Questo gli permette di rischiare un disco per certi versi indigesto alla critica del tempo.
Ascoltando questo doppio LP (uscito nel maggio del '72 ed ora ovviamente su singolo CD) siamo inondati da musiche e atmosfere che ci trascinano via violentemente come una mareggiata, ma che dopo un viaggio al di fuori del tempo e dello spazio ci riconducono dolcemente a riva completamente frastornati, ma cambiati. Cambiati perchè riusciamo ad apprezzare maggiormente il procedere lento delle cose, apprezziamo addirittura il vuoto e la ripetitività. Un vuoto positivo che serve a far spazio a nuove esperienze.
L'album ha suoni, colori e sapori agrodolci, ruvidi ma al tempo stesso carezzevoli, dolci ma anche sporchi. E' il confine mutevole fra sensazioni diverse così come il mare si confonde di momento in momento con la linea della spiaggia. Viene esaltata la contraddittorietà e i chiaroscuri della terra di origine del Blues e soprattutto dell'animo umano. E a tratti la musica sembra seguire il lento fluire del fiume. Spesso i Riff di Richards ipnotizzano per ripetitività (alla John Lee Hooker) l'ascoltatore portandolo fuori dalla realtà. 
E' la prima volta che i Rolling Stones compongono un LP organico e non una semplice raccolta di hits ed è per questa ragione che non voglio dilungarmi parlare delle singole canzoni. Cito solamente "Happy" (indovinato farla cantare da Richards con la sua voce acida) che viene tuttora usata nei loro concerti e la country "Sweet Virginia" che ha un potere dolcemente rilassante soprattutto se si imbraccia la chitarra e si prova ad accennarla. C'è spazio anche per il rock energico con la travolgente "Rocks Off".
Un disco imperdibile per chi apprezza la musica di quel periodo con predisposizione per il Blues, il Soul ed il Rock.





TRACKLIST
Rocks off/ Rip This Joint/ Shake your hips/ Casino boogie/ Tumbling dice/ Sweet Virginia/ Torn and Frayed/ Sweet black/ Angel/ Loving cup/ Happy/ Turn on the run/ Ventilator blues/ I just want to see his face/ Let il loose/ All Down the line/ Stop bracking down/ Shine a light/ Soul survivor

1 commento:

  1. Con molta fantasia il Rodano si traveste da Mississipi, certo è che questa è probabilmente una delle migliori (se non la migliore) produzione degli Stones.

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